Se siete tra coloro che hanno qualche lacuna di troppo, quando si tratta di questi temi, vale la pena di continuare a leggere. Se invece pensate di sapere già tutto, perché non andare avanti lo stesso con la lettura? Chissà, potreste scoprire qualche informazione che neanche voi conoscevate fino a oggi… Dopo tutto, qualunque curiosità o elemento di conoscenza, in questo campo, può rivelarsi molto utile – oltre che interessante – soprattutto dal punto di vista della prevenzione.
Dr. Michel de Lorgeril noto cardiologo e ricercatore al CNRS (Centre National de la Recherche Scientifique: è la preminente e più grande organizzazione di ricerca pubblica Francese. È al decimo posto del ranking mondiale e al secondo del ranking europeo, dopo il CERN europeo) afferma: “Il colesterolo è diventato il nemico numero uno nella prevenzione delle malattie cardiovascolari, perché fa comodo a tutti. Gli interessi economici in gioco sono enormi, soprattutto dopo l’arrivo delle statine. Le aziende farmaceutiche hanno fatto di gran lunga i loro conti. I farmaci anti colesterolo rappresentano uno dei più grandi affari del mercato mondiale. Contribuiscono a oltre 1 miliardo di euro nel deficit della previdenza sociale. Anche le industrie agroalimentari beneficiano di questo, con le loro margarine e yogurt presumibilmente anticolesterolo. Interessa anche molti medici che così possono praticare una medicina per così dire sistematica”
EQUILIBRIO ACIDO-BASICO
Il principale impegno del corpo umano è mantenere costante l’equilibrio acido-basico. Noi ricaviamo l’energia necessaria per le nostre funzioni corporee dal cibo. Dopo la cessione di energia da parte del cibo restano rifiuti acidi.
Il corpo cerca di fare del proprio meglio per disfarsi di questi acidi tramite l’urina, la sudorazione ed espirando biossido di carbonio. Alcuni acidi tossici non possono essere rimossi facilmente tramite i modi appena citati. Pertanto, il corpo sottrae calcio al sistema scheletrico per neutralizzare tali eccessi di tossine acide e creare un ambiente più sicuro provocando, però, una riduzione della densità ossea.
Il corpo umano è una sorprendente macchina progettata per la massima sopravvivenza.
Quando una parte è danneggiata, altre parti cercano di compensarvi. Anche se ciò potrebbe determinare dei danni a lungo termine, la sua priorità è la sopravvivenza nell’immediato. Il cibo produce continuamente rifiuti acidi che si aggiungono a quelli del metabolismo cellulare e il corpo fa del suo meglio per eliminarli. Tuttavia, se non dispone di una sufficiente scorta di minerali alcalini, il corpo non può disfarsi al 100% di tali rifiuti acidi.
Al fine di mantenere il pH sanguigno costante, il corpo adotta un abile stratagemma: converte gli acidi liquidi in acidi solidi, colesterolo e acidi grassi, evitando l’abbassamento del pH sanguigno.
Ingegnosa strategia!
Qual è il danno a lungo termine di questo processo strategico? Il sangue, addensandosi, rallenta la circolazione a tal punto da non fornire abbastanza ossigeno e sostanze nutritive agli organi vitali causando, così, qualunque tipo di malattia e, eventualmente, la morte.
Questo è il risultato inevitabile quando lo squilibrio acido-basico propende verso l’acidità. A questo punto, il corpo necessita di aiuto esterno per innalzare il livello alcalino e ristabilire l’equilibrio acido-basico.
Identikit del colesterolo
Il colesterolo è fondamentale, come l’ossigeno, l’alimentazione (acqua e cibo), il movimento per il nostro organismo, in quanto entra nella composizione delle membrane cellulari, nella formazione di alcuni ormoni (come gli ormoni sessuali) , nella produzione della vitamina D e degli acidi biliari. Nel sangue circolano due tipi di colesterolo: il colesterolo LDL, il cosiddetto “cattivo” perché quando è in eccesso va a depositarsi a livello delle arterie e va a formare la placca ateriosclerotica. Per fortuna però abbiamo anche il colesterolo HDL, il cosiddetto “buono” in quanto rimuove il colesterolo dalle arterie e lo riporta al fegato. Il colesterolo è indispensabile al buon funzionamento delle cellule. Per essere trasportato nel sangue deve essere accompagnato da apposite proteine che lo rendono solubile.
Scopri il viaggio del colesterolo nel corpo umano.
Il colesterolo è trasportato da apposite proteine (le lipoproteine) che lo “rendono solubile”. Ne esistono tre varietà principali:
lipoproteine VLDL (a bassissima densità): contengono anche molti trigliceridi;
lipoproteine LDL (a bassa densità): necessari ma, se presenti in eccesso, possono causare danni;
lipoproteine HDL (ad alta densità): proteggono le arterie dai possibili danni recati da un eccesso di LDL.
Accanto al colesterolo buono HDL, il colesterolo LDL cosiddetto cattivo c’è un terzo incomodo che si chiama LPA, colesterolo “esterificato”, che purtroppo non si vede mai. Alle persone che hanno il colesterolo alto è consigliabile fare, oltre ai trigliceridi e colesterolo, l’ esame LPA, cioè la lipoproteina: se questa LPA è sopra a 80 isoforme è un segnale di rischio di trombosi, ma nessuno va a vedere LPA (la lipoproteina LPA che a differenza di quello piu’ conosciuto LDL e rivale del colesterolo buono HDL, non si può tenere sotto controllo correggendo la dieta o assumendo statine. La lipoproteina(a) o Lp(a) è una sottoclasse di lipoproteine. Scoperta nel 1963, è una Lipoproteina strutturalmente simile alle LDL (Low Density Lipoproteine), ma con ruolo biologico non ancora ben definito. La differenza sostanziale a livello strutturale è quella di essere collegata mediante ponte disolfuro all’Apoproteina A, struttura estremamente polimorfa con circa 80 isoforme. Nel complesso questa lipoproteina rappresenta un fattore di rischio indipendente per malattie cardiovascolari se la sua concentrazione supera i 30mg per dL.)
Infine chi ha il colesterolo alto vada a controllare la vitamina D: sia donne sia uomini che hanno il colesterolo alto hanno la vitamina D bassa.
Siamo tutti concentrati sul colesterolo e dimentichiamo che, se la vitamina D è bassa, aumenta il “paratormone” e la persona va in osteopenia ovvero una riduzione della massa ossea dovuta alla inadeguata sintesi di matrice osteoide e osteoporosi, ovvero, una condizione in cui lo scheletro è soggetto a perdita di massa ossea e resistenza causata da fattori nutrizionali, metabolici o patologici. Lo scheletro è quindi soggetto a un maggiore rischio di fratture patologiche, in seguito alla diminuzione di densità ossea. Il colesterolo forma la vitamina D, il 20% delle membrane cellulari è fatto di colesterolo. Se una persona perde massa muscolare, aumenta il colesterolo e diminuisce la vitamina D, per questo bisogna assolutamente fare ogni giorno attività motoria e fisica.
Le 3 vitamine
L’omocisteina è un aminoacido essenziale introdotto con l’alimentazione: si forma all’interno dell’organismo umano e deriva dalla metionina. Una volta formatosi deve essere prontamente trasformata in cisteina, un nuovo aminoacido non essenziale, attraverso una catena di reazioni metaboliche, che si effettuano sotto il controllo biochimico di 3 vitamine idrosolubili: B6, B12, acido folico. Quando le 3 vitamine non sono assunte in dosi raccomandate con l’alimentazione giornaliera, scatta la condizione biochimica favorente l’accumulo di omocisteina nel sangue, che porta nel tempo ad un’aggressione contro le pareti delle arterie con conseguenti stenosi (restringimento del loro diametro). A tale riduzione del calibro vascolare arterioso consegue un aumento della pressione arteriosa, ipertrofia ventricolare sinistra e patologia vascolare diffusa su organi vitali, cervello in particolare che su tutto l’organismo.
Cos’è la vitamina B12
La vitamina B12 o cobalamina, idrosolubile, è nota anche come “la vitamina dell’energia” per il suo potere energizzante ed è essenziale per la longevità.
Non può essere prodotta sinteticamente ma si forma su colonie di batteri o muffe presenti soprattutto sulla carne; la B12 è importantissima per la sintesi dell’emoglobina. È necessaria al metabolismo del tessuto nervoso, delle proteine, dei grassi e dei carboidrati. Inoltre regola l’assunzione del ferro da parte dell’organismo e fissa la vitamina A nei tessuti.
La vitamina B12 è presente e data dalle proteine animali. Il fegato è la miglior fonte, seguito dal rognone, dalla carne di muscolo, dal pesce; in campo vegetariano è contenuta nel rosso d’uovo e nei formaggi, soprattutto in quelli stagionati.
È fortemente dibattuto se sia contenuta nella forma per noi più utile anche nelle alghe, come nori o spirulina, nella soja e derivati.
Una carenza di vitamina B12 comporta seri disturbi neurologici e comportamentali e può portare a forme di anemia.
I sintomi di una carenza di vitamina B12 si riconoscono in: debolezza, pallore, ittero, stanchezza, lingua infiammata, formicolii alle estremità, ridotta percezione del dolore, irritabilità, mal di testa, depressione, disturbi del sonno, difficoltà nel ricordare,
Cos’è l’acido folico
L’acido folico è anche noto come vitamina B9. Il nome deriva dal latino folium che indica i vegetali a foglia larga come gli spinaci o le bietole, che ne sono ricchi. L’acido folico possiede una struttura complessa, che comprende nuclei benzenici ed eterociclici con azoto.
L’acido folico è essenziale per la sintesi del DNA e delle proteine e per la formazione dell’emoglobina, ed è importante per la corretta crescita dell’embrione. La presenza di acido folico è indispensabile per equilibrare i livelli di omocisteina, amminoacido associato a malattie cardiovascolari e infarti, per la sua azione di protezione dei tessuti che andranno a formare il feto, e risulta importante per la prevenzione di difetti congeniti (diabete, malformazioni, anemie).
L’acido folico si trova in abbondanza in alcuni alimenti come le verdure a foglia verde, quali spinaci, broccoli, cavolini di bruxelles, asparagi, insalata; è contenuto anche nei legumi, nei cereali integrali, nella frutta come limone, melone, kiwi, fragola, nelle arance e nel lievito di birra. Il fegato ne è ugualmente ricco. Bisogna però fare attenzione al processo di cottura perchè distrugge parte del folato presente nei cibi.
La carenza di acido folico nelle prime fasi della gravidanza può incrementare considerevolmente il rischio di malformazioni del feto; inoltre può causare un ritardo di crescita intrauterina, un parto prematuro o lesioni nella placenta.
Nelle persone adulte, una scarsità di acido folico può originare l’anemia megaloblastica. I primi sintomi della sua carenza sono sensazione di affaticamento, depressione, diminuzione delle difese immunitarie.
Importanza di combinare vitamina B12 e acido folico
L’acido folico, come la vitamina B12, fa parte anch’esso delle vitamine del gruppo B, indispensabili tutte per il corretto funzionamento del nostro corpo. La vitamina B9 o acido folico è idrosolubile e agisce come coenzima, insieme alla vitamina B12, nella scomposizione e utilizzazione delle proteine.
Le due vitamine sono strettamente correlate: la carenza di vitamina B12 può causare una carenza di acido folico, e la carenza di una delle due vitamine può causare anemia. La vitamina B12 infatti agisce in combinazione con l’acido folico per consentire una perfetta emopoiesi. Sì dunque alle combinazioni degli alimenti contenenti vitamina B12 e acido folico sopra delineati.
Carenza e tossicità
Nell’uomo non è stata descritta una vera e propria malattia da carenza di vitamina B6: i sintomi di depressione, nausea, vomito, lesioni delle mucose, neurite periferica, dermatite seborroica, cheilosi e glossite derivano da sperimentazione su volontari. Si conosce una ipovitaminosi grave nei neonati alimentati con formule commerciali non adeguate, che si manifesta con disturbi del SNC (convulsioni).La carenza nel ratto è conosciuta e si manifesta con dermatite (coda, zampe, orecchie, naso e intorno agli occhi) accompagnata da arresto della crescita, edemi, anemia ipocromica e disturbi nervosi.
La vitamina B6 è ampiamente distribuita negli alimenti, ma si trova specialmente nelle carni, frattaglie, alcuni pesci, cereali poco raffinati (si trova prevalentemente nel germe e nello strato aleuronico), leguminose secche, noci. Specialmente negli alimenti di origine vegetale la vitamina B6 si trova legata a proteine o a composti non proteici (glicosidi) che la rendono indisponibile, pertanto è fornita in maggior misura dagli alimenti di origine animale.
La razione consigliata dipende dalla quantità di proteine ingerite, i LARN (livelli di assunzione di riferimento di nutrimenti ed energia per la popolazione italiana) raccomandano per l’adulto 1,5 mg / 100 g di proteine alimentari al giorno. Per la gestante e la nutrice si prevede un aumento rispettivamente del 20% e del 30%
Dove nasce il colesterolo?
Il colesterolo presente nel sangue e nei tessuti proviene in minima parte da ciò che mangiamo ( colesterolo esogeno ) e in parte dal nostro fegato ( colesterolo endogeno) che è in grado di produrlo. La maggior parte arriva proprio dal fegato, che ne produce ogni giorno una quantità sufficiente al fabbisogno dell’organismo. Il colesterolo prodotto dal fegato viene poi trasportato dalla bile fino all’intestino, dove si sommerà al colesterolo proveniente dall’alimentazione.
Il colesterolo che arriva nell’intestino, per essere trasportato a tutti gli organi che ne hanno bisogno, deve legarsi a delle specifiche proteine di trasporto, le lipoproteine, che lo rendono solubile e ne permettono il passaggio attraverso il sangue. Le lipoproteine sono quindi coinvolte nel trasporto dei lipidi nel sangue, sono prodotte principalmente dal fegato e si distinguono in base alla densità delle proteine che le compongono: Le VLDL (lipoproteine a bassissima densità) contengono colesterolo e trigliceridi, ma trasportano soprattutto questi ultimi ai tessuti periferici. Attraverso la circolazione sanguigna liberano acidi grassi (componenti dei trigliceridi) che vengono assorbiti dalle cellule per svolgere importanti funzioni. Dalle VLDL si formano le LDL (lipoproteine a bassa densità), che hanno il compito di trasportare il colesterolo ai tessuti passando sempre attraverso il circolo sanguigno. Se nel sangue si verifica un eccesso di colesterolo legato alle LDL questo si può depositare sulle pareti delle arterie, andando nel lungo periodo ad ostruire il passaggio. Per questo motivo il colesterolo LDL è definito cattivo. Il trasporto contrario è eseguito dalle HDL (lipoproteine ad alta densità), che si occupano di raccogliere il colesterolo in eccesso nei tessuti e lo trasportano al fegato per la sua eliminazione. Il colesterolo HDL viene quindi definito buono.
Il corpo umano produce il colesterolo di notte
L’abbondante alimentazione della cena procura un brusco aumento della glicemia, con conseguente aumento della secrezione dell’insulina. Un elevato livello di insulina raggiunto dopo cena, nella tarda serata, stimola l’enzima HMG-CoA-reduttasi che innesca la produzione di colesterolo endogeno nel fegato.
Si chiama colesterolo endogeno perché è prodotto direttamente all’interno dell’organismo umano, rispetto al colesterolo esogeno introdotto già formato con gli alimenti. La quantità di colesterolo endogeno prodotta ogni notte è di circa 2,5 g, mentre la quantità di colesterolo introdotta per via alimentare è di circa 300 mg ( la nostra bile, solo la nostra bile va nell’intestino e porta 700mg di colesterolo, cioè più del doppio di quello che mangiamo)! Spesso l’attenzione viene concentrata solo sul colesterolo introdotto con i cibi, ma dalle cifre appena citate si capisce che si tratta di una dose davvero limitata rispetto alla quantità di colesterolo endogeno prodotta nel fegato.
Il corpo umano produce il colesterolo verso le 2.00 di ogni notte. Più alta è la glicemia post-prandiale, e più è alta la stimolazione a produrre colesterolo endogeno nel fegato. Certo la produzione di colesterolo endogeno è geneticamente programmata da individuo a individuo, ma la sua quantità globale e dipendente dalla presenza di insulina nella notte.
Con la riduzione del cibo, in particolare degli alimenti ricchi di carboidrati (pane, pasta, riso, cereali, dolci…) a cena si ottiene il pieno controllo della glicemia e della conseguente secrezione di insulina con il risultato finale di abbassare la produzione epatica di colesterolo.
Che cosa fa il colesterolo?
Quali sono i rischi per la salute del cuore legati al colesterolo alto? Quando il colesterolo è da ritenersi alto?
Il colesterolo è alto quando supera i 200 mg/dL nel sangue ed è da considerarsi pericoloso perchè tende a depositarsi a livello dell’arteria aumentando il rischio di malattie cardiovascolari. In modo particolare, il deposito del colesterolo a livello dell’arteria del cuore può portare all’infarto del miocardio, mentre a livello dell’arteria del cervello può portare all’ictus celebrale. E’ fondamentale avere un colesterolo al di sotto dei 200 mg, che rappresenta l’obiettivo terapeutico. Sarebbe auspicabile (raggiungere i 160-170 mg/dL ) quando si è in prevenzione secondaria, quando cioè si è già avuto un infarto o un ictus celebrale o quando sono presenti altri fattori di rischio, come il fumo, la pressione arteriosa o il diabete. Interessante il dato medio della popolazione italiana, secondo cui la nostra concentrazione media di colesterolo nel sangue è di 211 mg/dL. Dobbiamo inoltre considerare che oltre il 55% degli italiani ha un valore di colesterolo al di sopra dei 200 mg, quindi un valore considerato elevato. Va comunque tenuto conto che il solo valore di colesterolo totale (la somma di quello buono, HDL, e di quello cattivo, LDL,) non è un dato che in modo assoluto determina il rischio cardiovascolare. E’ molto importante anche il rapporto tra colesterolo totale e HDL che dovrebbe essere inferiore a 5 per l’uomo e a 4.5 per la donna.
Il colesterolo è una sostanza grassa indispensabile al corpo per svolgere numerose funzioni. Due su tutte: contribuisce a formare la membrana delle cellule (specie nel sistema nervoso) ed è il punto di partenza per la sintesi di numerosi ormoni (come quelli sessuali). Se però la sua concentrazione nel sangue aumenta oltre certi valori (indicativamente, 200 mg/dL, cioè due grammi al litro), possono formarsi pericolosi depositi (placche) nelle pareti delle arterie. Se le placche arrivano a ostruire completamente le arterie o se si “fissurano”, cioè si rompono, il sangue non riesce più ad arrivare agli organi e si possono avere danni gravi a cuore e cervello: infarto e ictus.. In questa lotta tra il bene e il male, il colesterolo-LDL è considerato il “killer” delle arterie, mentre il colesterolo-HDL è il loro paladino.
Quanto tempo impiega il cibo ad attraversare il corpo umano?
In media circa 24 ore: se ci nutriamo per esempio di una pannocchia di mais, il giorno dopo dovremmo trovare nelle feci il guscio giallo che avvolge i semi. Questo riguarda le parti indigeribili di un alimento. L’intervallo di tempo è ben più variabile se si prende invece in considerazione l’assimilazione delle sostanze nutritive. Dipende dal metabolismo individuale e dal tipo di alimento Un pasto leggero, per esempio composto da riso con verdure, pesce o pasta con sugo di pomodoro leggero, viene digerito in circa 2‑3 ore, mentre pasti normali di varia composizione (carne, patate, verdura, pasta al ragù) necessitano di 3‑4 ore, sino ad arrivare alle 4 ore o più per la digestione di alimenti ricchi di grassi e i piatti ricchi di fibre come legumi e carni grasse.
Durante la digestione un notevole quantitativo di sangue affluisce all’intestino per assorbire ciò che abbiamo mangiato: è quindi necessario evitare di andare in palestra o di fare qualsiasi sport nelle due o tre ore successive ad un pasto completo.
Dopo un semplice spuntino, povero di grassi e facilmente digeribile, si potrà ridurre il tempo che precede la pratica sportiva a circa 1 ora e mezza, ma questo lasso di tempo dipende dal tipo di spuntino: per esempio la pizza ha un quantitativo di grasso che ne ritarda la digestione rispetto a un’analoga quantità di carboidrati ingeriti sotto forma di cracker o biscotti e perfino di una merendina non farcita; stesso discorso va fatto per le patatine fritte, ricche di lipidi che ne determinano la lenta digestione.
La frutta e verdura fa un effetto sequestrante del colesterolo esogeno, abbassa la glicemia quindi abbassa l’insulina, anche i semi oleosi tipo le mandorle, noci ecc hanno molecole molte protettive come tutti i legumi , fagioli , lenticchie , piselli pesce.
Bisogna nettamente ridurre gli alimenti contenenti acidi grassi saturi tipo formaggi e salumi e carne a due volte alla settimana.
Evitare di mangiare molto alla sera
Come farsi male a cena: se mangiamo cibi ricchi sia di carboidrati sia ricchi di acidi grassi aumenta la glicemia, aumenta l’insulina, l’insulina agisce sul fegato, produce più VLDL che poi si trasformeranno in LDL, produce la litogenesi, trasforma i carboidrati in trigliceridi.
Insomma bisogna conoscere il nostro corpo umano: solo la conoscenza può guidare la propria mano che porta il cibo alla bocca.
Alla sera è consigliabile mangiare un piatto unico, verdura cruda, pesce oppure legumi, una due volte alla settimana formaggio, una volta alla settimana e/o quando capita carne con verdura cruda e/o cotta; in questa maniera si abbassano i trigliceridi e si abbassa il colesterolo.
Dobbiamo stare attenti ai trigliceridi.
Siamo inquinati dai trigliceridi, dai grassi saturi di derivazione animale, mangiamo troppi alimenti di origine animale che contengono elevate quantità di trigliceridi. E’ chiaro che alla sera, invece di mangiare un piatto di legumi, che ci vuole molto più tempo per prepararli, si apre il frigorifero e si mangiano salumi e formaggio: ecco come farci del male, aumenta la glicemia durante la notte, aumentano i trigliceridi e queste situazioni e combinazioni alimentari generano poi un aumento delle VLDL che si trasformano in LDL colesterolo. Però uno prende la “statina” alla sera e mangia come gli pare, ma questa non è la strada .
Quello che conta è la quantità di cibo che mangiamo e la sua distribuzione dalla mattina alla sera.
E’ importante mangiare verdura cruda e frutta. La verdura cruda e la frutta sequestrano il colesterolo esogeno (soprattutto quello che viene dalla bile), abbassano la glicemia quindi l’insulina. Anche i semi oleosi tipo le mandorle, noci ecc. hanno molecole molte protettive come tutti i legumi tipo fagioli , lenticchie , piselli ecc. e pesce.
Bisogna nettamente ridurre gli alimenti contenenti acidi grassi saturi tipo formaggi e salumi e carne quanto basta, due volte alla settimana.
L’ aumento del colesterolo deriva non solo dalle nostre cattive abitudini alimentari, ma dalla quantità di cibo e dalla scarsa attività motoria.
Noi aumentiamo il colesterolo perché ne consumiamo di meno.
Noi siamo fatti di acqua
Noi siamo fatti di acqua ( 60 e il 70 per cento la quantità di acqua presente nel corpo umano. Percentuale che varia a seconda delle condizioni fisiche e dell’età) . L’acqua va bevuta prima, durante, e dopo i pasti, l’acqua va bevuta sempre perché tutta la digestione avviene nell’acqua ( ricordiamo sempre che bisogna passare dal gossip chiacchiericcio all’informazione scientifica) possiamo bere acqua tranquillamente da 1 a 2 litri al giorno.
L’acqua ringiovanisce e nutre le cellule
Il corpo umano alla nascita è composto da oltre l’80% di acqua alcalina: ciò per compensare gli acidi prodotti dal metabolismo cellulare e digestivo. E non è un caso se il liquido amniotico e il latte materno sono alcalini.
Se il nostro cibo è troppo acido e se non beviamo abbastanza acqua alcalina, con l’età pian piano, il nostro corpo si disidrata e diventa acido. La salute e la vita delle nostre cellule non sono compatibili con un ambiente acido, ecco perché siamo vittime di malattie, d’invecchiamento precoce e morte prematura.
Ora che sappiamo la causa dei nostri problemi di salute, possiamo difenderci bevendo sufficiente acqua viva ed alcalina.
L’acqua alcalina è il miglior solvente ed antiossidante
Tutti sappiamo che l’acqua è il solvente universale: nessuno penserebbe di lavare i panni sporchi con un qualsiasi altro liquido (latte, vino, benzina, ecc.).
Come serve acqua pulita per detergere oggetti e panni sporchi, a maggior ragione ne occorre per pulire l’interno del nostro corpo.
L’acqua che beviamo serve per tre funzioni essenziali:
– produzione di energia idroelettrica,
– trasporto alle cellule delle sostanze nutritive,
– eliminazione dei rifiuti metabolici e non.
L’acqua potabile deve essere pura e viva, in modo da svolgere al massimo le funzioni predette. L’acqua viva e bioattiva si trova naturalmente presso alcune sorgenti e nei ruscelli che scorrono dall’alta montagna.
I giapponesi già da 50 anni utilizzano degli apparecchi (ionizzatori d’acqua) che rivitalizzano la comune acqua di rubinetto rendendola simile a quella di alcune famose sorgenti conosciute fin dall’antichità per le loro virtù benefiche.
L’acqua alcalina, pertanto, è il miglior ed economico antiossidante perché promuove una maggior eliminazione dei rifiuti acidi metabolici, compresi i radicali liberi.
L’attività fisica favorisce la salute
L’evidenza scientifica parla chiaro: svolgere una regolare attività fisica favorisce uno stile di vita sano, con notevoli benefici sulla salute generale della persona.
Ad ogni età, una regolare attività fisica, anche moderata, contribuisce a migliorare la qualità della vita in quanto influisce positivamente sia sullo stato di salute (aiutando a prevenire e ad alleviare molte delle patologie croniche) sia sul grado di soddisfazione personale (contribuendo a sviluppare dei rapporti sociali e aiutando il benessere psichico). L’esercizio fisico, infatti, riduce la pressione arteriosa, controlla il livello di glicemia, modula positivamente il colesterolo nel sangue, aiuta a prevenire le malattie metaboliche, cardiovascolari, neoplastiche, le artrosi e riduce il tessuto adiposo in eccesso. Inoltre, riduce i sintomi di ansia, stress, depressione e solitudine e comporta benefici evidenti per l’apparato muscolare e scheletrico.
L’esercizio fisico, preferibilmente di tipo aerobico, non deve essere necessariamente intenso: per essere fisicamente attivi sono sufficienti semplici movimenti che fanno parte della vita quotidiana, come il camminare, ballare, andare in bicicletta e fare i lavori domestici. Infatti, l’attività fisica è definita dall’Organizzazione Mondiale della Sanità (Oms) come “qualsiasi movimento corporeo prodotto dai muscoli scheletrici che richiede un dispendio energetico”.
Le raccomandazioni internazionali
Anche se l’intensità e le diverse forme di esercizio fisico possono variare tra le singole persone, l’Oms ha pubblicato le “Global recommendations on Physical activity for Health”, in cui definisce i livelli di attività fisica raccomandata per la salute, distinguendo tre gruppi di età:
– bambini e ragazzi (5-17 anni): almeno 60 minuti al giorno di attività moderata–vigorosa, includendo almeno 3 volte alla settimana esercizi per la forza che possono consistere in giochi di movimento o attività sportive. (Per i ragazzi, oltre agli effetti benefici generali sulla salute, l’attività fisica aiuta l’apprendimento, rappresenta una valvola di sfogo alla vivacità tipica della giovane età, stimola la socializzazione e abitua alla gestione dei diversi impegni quotidiani)
– adulti (18-64 anni): almeno 150 minuti alla settimana di attività moderata o 75 di attività vigorosa (o combinazioni equivalenti delle due) in sessioni di almeno 10 minuti per volta, con rafforzamento dei maggiori gruppi muscolari da svolgere almeno 2 volte alla settimana
– anziani (dai 65 anni in poi): le indicazioni sono le stesse degli adulti, con l’avvertenza di svolgere anche attività orientate all’equilibrio per prevenire le cadute. Chi fosse impossibilitato a seguire in pieno le raccomandazioni deve fare attività fisica almeno 3 volte alla settimana e adottare uno stile di vita attivo adeguato alle proprie condizioni.
Andare in bicicletta è un’attività salutare, divertente, accessibile a tutte le età e in qualsiasi stagione dell’anno. «Pedalare è un esercizio aerobico che, quando eseguito in modo moderato e costante, allena il sistema cardiovascolare, tonifica la muscolatura e migliora la capacità respiratoria, soprattutto se svolto fuori città e lontano dalla circolazione automobilistica. A lavorare sono soprattutto i muscoli inferiori del corpo, con un minore impatto sulle articolazioni rispetto al camminare e correre. Il cuore, con un’attività regolare e costante, aumenta la propria massa e quindi migliora la sua funzione di pompa, ottimizzando il consumo di ossigeno. Inoltre pedalando si perde peso in eccesso, si migliora il metabolismo di zuccheri e grassi, si riducono i valori della pressione arteriosa e il colesterolo cattivo (LDL) in favore di quello buono (HDL), si agevola la circolazione periferica prevenendo gonfiori e trombosi venose».
Questi raccomandazioni vanno intese come un limite minimo e chi riesce a superarli ottiene ulteriori benefici per la propria salute. Ma se si parte da una generale condizione di sedentarietà non bisogna scoraggiarsi: cercando di sfruttare ogni momento della giornata si può cominciare ad essere fisicamente attivi e raggiungere più facilmente i livelli raccomandati.
L’attività sessuale favorisce la salute
Niente più scuse: fare sesso fa bene! Lo conferma la scienza e l’Organizzazione Mondiale della Salute (OMS), fare sesso è indispensabile per mantenere la salute. Come una mela, come una tisana rigenerante, come l’attività fisica anche il sesso stimola tutta una serie di circuiti sensoriali e vitali che mantengono l’organismo in perfetta efficienza ( specialmente con l’avanzare dell’età).
Un rapporto sessuale di media durata, consente di bruciare lo stesso numero di calorie di una lunga passeggiata in salita. Più aumenta la ‘resistenza’, ovviamente, e più si alza la qualità dell’esercizio. Fare sesso fa bene al cuore perché gli permette di pompare più sangue, di aumentare il ritmo della frequenza cardiaca, riducendo il rischio che possano insorgere malattie e complicazione. Un’università di Belfast, la Queens University, ha calcolato in base a complessi parametri che bisognerebbe fare sesso almeno 3 volte a settimana (quindi almeno un giorno sì e l’altro no) per ridurre considerevolmente il rischio di infarti ed ictus. Insomma, quando sopraggiunge il desiderio non sentitevi troppo in colpa: è per salute. Anche le ossa traggono beneficio da un’attività sessuale regolare e costante. Il segreto è racchiuso negli ormoni, gli estrogeni per le donne ed il testosterone per gli uomini. Durante l’atto sessuale la produzione di questi ormoni è stimolata in modo esponenziale, il che fa ridurre il rischio che possa insorgere l’osteoporosi, ma è lo stesso movimento effettuato durante l’amplesso ad avere ripercussioni positive sulla colonna vertebrale, che diventa più flessibile ed elastica, migliorando la postura.
Fare sesso aiuta a ridurre lo stress ed anche a combattere l’insorgere di fastidiosi mal di testa. Soprattutto se si fa sesso nelle ore notturne, subito dopo è più facile prendere sonno e dormire meglio, svegliandosi maggiormente riposati. L’istituto di Londra, la London Endocrine Clinic, ha stabilito che il sesso è un efficace antidepressivo, dal momento che stimola la produzione di endorfine, dell’ossitocina e della serotonina, conosciuti come gli ormoni della felicità.
Fare sesso fa bene a tutta la zona pelvica, alla vescica e – nei maschi – alla prostata. Chi fa sesso frequentemente è meno esposto ai rischi di incontinenza o di eventuali problemi alla prostata, grazie alle contrazioni dei muscoli genitali provate durante l’orgasmo. In questo caso, insomma, perché il sesso abbia ripercussioni favorevoli alla salute è imprescindibile che si raggiunga il massimo della soddisfazione, o comunque il piacere. Per tutti questi motivi, insomma, medici e scienziati raccomandano una regolare, sana e soprattutto frequente attività sessuale. Fare sesso non è solo un modo per raggiungere l’estasi, dunque, ma può essere anche un efficacissimo medicinale naturale.